Dagli alberi alle tavole (1a parte)

In questo mese di settembre con il blog di Piallato.it vogliamo cercare raccontarvi tutte quelle trasformazioni e lavorazioni che il legno subisce fino a diventare una vera e propria tavola.

Per farlo pubblicheremo 2 articoli di blog, in quanto le cose da spiegare sono numerose, ma sicuramente tutte quante molto interessanti.

Partiamo!

Per capire la dinamica di una tavola è utile conoscere come cresce un albero. Le radici sono come un’ancora che mantiene in posizione verticale l’albero, e inoltre assorbono l’umidità ricca di minerali. La linfa scorre nello strato esterno del legno che si trova appena sotto la corteccia, e arriva fino alle foglie, dove l’umidità evapora. Le foglie assorbono anidride carbonica e, con l’aiuto della luce solare, la convertono in nutrienti per la crescita attraverso la fotosinstesi.

Le cellule del cambio hanno il compito di trasportare o conservare la linfa quando l’albero è giovane, e con il tempo si trasformano nella struttura portante dell’albero. In primavera quando l’albero cresce, le cellule sono relativamente grandi e piene di linfa per nutrire l’albero.
Con l’avanzare dell’anno, le cellule si assottigliano e con pareti più spesse servono solo a trasportare l’umidità per rinforzare l’albero. Anche se la linfa e i nutrienti si spostano soprattutto verso l’alto, verso il centro c’è una dispersione attraverso le cellule chiamate raggi midollari, che sono perpendicolari agli anelli e possono produrre una bella figura colorata nelle tavole segate in quarti.

Mentre ogni anno si forma un nuovo strato di alburno, un altro strato più vicino al centro si trasforma nel durame, o cuore del legno, che sostiene l’albero. È a questa trasformazione che dobbiamo la considerevole forza del legno, e la crescita annuale a strati ci permette di calcolare l’età di un albero o anche di una tavola. La proporzione di alburno e durame in un albero rimane costante in tutta la sua vita, mentre nel centro le cellule marciscono e spesso soffrono dell’attacco dei funghi. Questo processo, che in ultima analisi può uccidere un albero, può creare diversi effetti nel legname: una quercia diventa marrone scuro mentre il cuore di una frassino spesso acquisisce striature verde oliva.

Caratteristiche del legno

Non esistono due tipi di legno uguali, perchè ciascuno è contraddistinto da una complessa combinazione di caratteristiche.

DURAME E ALBURNO

La proporzione di durame e alburno varia da una specie all’altra.
Il contrasto tra l’alburno e il durame del tasso europeo (Taxus baccata) è molto distinto, diversi falegnami lo utilizzano come particolarità europea.

LA FIBRATURA

I falegnami non smettono mai di parlare della venatura, o fibratura, di un legno. Dibattono senza sosta sulle diverse qualità e i problemi di lavorazione, confrontando all’infinito i vantaggi di una e difetti di un’altra. Comunque, esistono tre punti principali da considerare quando si analizza la fibratura di un legno: la tessitura, la consistenza e la direzione.

Tessitura della fibratura: molti legni sono descritti come a fibratura grossolana (o aperta) o fine (o fitta). I legni a fibratura grossolona, come la quesrcia, il frassino e il noce, hanno cellule meno numerose e più ampie per trasportare la linfa, e ciò produce pori grandi e aperti sulla superficie del legno che deve essere riempita con dei comporti per ottenere una finitura perfettamente liscia. Molti falegnami prediligono questi legni e ne esaltano le caratteristiche carteggiando o spazzolando la superficie. I legni a fibratura fitta, come la betulla o l’acero, hanno cellule più piccole e numerose. In questo modo è più facile ottenere una finitura migliore e priva di imperfezioni, sebbene un legno tenero a fibratura non avrà molto lustro.

Consistenza della fibratura: le linee della fibratura che vedete sulla tavola sono create dal contrasto tra cellule larghe, dalle pareti sottili, che si formano nella stagione della crescita, all’inizio dell’anno, e il legno estivo, più denso e scuro, che comprende le celle più piccole con le pareti più spesse.

Nelle regioni temprate il contrasto tra legno primaverile e legno estivo è più evidente e pur essendo bello alla vista può risultare difficile da lavorare. Il contrasto di densità rende il legno problematico da tagliare e piallare, poichè gli utensili “saltano” quando incontrano uno strato più duro e le seghe e gli scalpelli deviano disordinatamente dalla direzione stabilita.

Direzione della fibratura: la direzione della fibratura varia da una specie all’altra. I legni più duri sono favoriti per la loro fibratura diritta, creata da cellule che crescono allineate l’una all’altra, tutte in direzioni del cielo. Questo però non è detto che consista con una tessitura uniforme, ed è qui che vengono a galla le qualità di una buona segheria, la quale deve essere in grado di mantenere la fibratura parallela alla lunghezza della tavola. La sega o la pialla del falegname devono tagliare lungo la fibratura senza strappare improvvisamente il legno.

Che cos’è la figura?: A volte i falegnami parlano di figura, dicendo che una tavola ha una bella figura e che un’altra ha una figura piuttosto insignificante. Il termine si riferisce alla combinazione di direzione, tessitura e consistenza della fibratura, che definiscono l’aspetto, la sensazione tattile e la facilità d’uso di una tavola. La figura può essere determinata dal modo in cui una tavola è stata tagliata o segata, o dalle svergolature e dalle curve della crescita all’interno di un albero. […] continua

Nel prossimo articolo di blog che pubblicheremo l’ultima settimana di settembre, vedremo nello specifico:

  • essiccazione del legno
  • calo naturale, calo in laboratorio
  • convertire gli alberi in tavole