Falegnameria vs carpenteria

Qual’è la differenza di utilizzo per materiale da carpenteria e da falegnameria?

Partiamo dal primo: il legname da carpenteria è quello utilizzato per la realizzazione di strutture fisse o mobili.
In base alle zone viene utilizzata un essenza specifica: ad esempio in montagna per la maggiore delle costruzioni viene utilizzato il larice in quanto è molto presente nelle foreste locali, mentre in una regione come la Toscana quando si parla di ristrutturazioni viene quasi sempre utilizzato il castagno e nel resto di gran parte d’Italia l’utilizzo più comune è quello dell’abete e del rovere, con il primo prevalente sul secondo anche per una questione economica in quanto il costo dell’abete è di gran lunga inferiore a quello del rovere.

Il legno massiccio da carpenteria viene utilizzato principalmente per le ristrutturazioni di vecchi casolari, in punti ben specifici come tetti e solai.
Lo si trova in forma di travature, morali, perlinato da sottotetto e tavolame da ponteggio. Generalmente è tutto materiale fresco, ossia non viene effettuata nessuna essiccazione e dalla segagione alla posa in opera passa pochissimo tempo. Questo è un passaggio molto importante in quanto non essendo essiccato è soggetto ai ritiri naturali dovuti alla perdita di umidità interna.

I ritiri possono creare deformazione, riduzione della dimensione o spaccature. Questo è uno dei principali motivi per cui il legname da carpenteria non è consigliato per un utilizzo da falegnameria; ad esempio se effettuiamo un mobile o un qualsiasi altro oggetto da arredamento come tavoli, top cucina, top bagno ecc… con legname da carpenteria (quindi non essiccato) è facile incappare in delle deformazioni e di conseguenza il lavoro deve essere rifatto da capo.

Ora invece parliamo del legname da falegnameria: il legname massiccio da falegnameria è innanzitutto ricavato da tronchi scelti e molto spesso di primo fusto.

Il tronco viene sezionato in tavole che poi vengono impacchettate con dei listelli di distanziamento tra una fila di tavole e l’altra in modo che l’aria circoli e aiuti l’essiccazione delle stesse.

Esistono due tipologie di essiccazione: all’aria aperta e a forno.
La prima è un essiccazione molto lenta e in base all’essenza che dobbiamo essiccare è più o meno lunga.
La seconda è molto più veloce, ma necessita sempre di un passaggio all’aria aperta in quanto se si taglia e si mette dentro il forno per accelerare i tempi è facile che poi il legname crei delle setolature dovute all’esposizione troppo veloce al calore del forno.

La percentuale di umidità giusta per fare lavori di falegnameria è compresa tra l’8% e il 12%.
Chiaramente è un parametro indicativo in quanto il legname massiccio è molto soggetto agli sbalzi dell’umidità e in base a dove viene collocato e ai cambi meteorologici questo valore spesso può variare.

Oltre a questo sono presenti altre differenze tra materiale da falegnameria e quello da carpenteria, come la fibra del legno e i nodi presenti sulle tavole stesse che in base alla qualità del legno devono essere entro certi limiti, oltre al fatto che debbano essere compatti in modo che non saltino via creando un buco durante la lavorazione delle tavole.

Una volta constatato che il materiale da falegnameria abbia caratteristiche inerenti alla falegnameria stessa si è pronti per la creazione di oggetti di arredamento.
A questo punto scelto il tipo di legno giusto per il lavoro che si deve andare ad effettuare, subentrano le capacità tecniche e manuali (ognuno di noi può coltivare le stesse nel tempo).

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